L’intolleranza al lattosio nei neonati e nei bambini FAQs

L’intolleranza al lattosio nei neonati e nei bambini

Può risultare difficile riconoscere l’intolleranza al lattosio nei neonati e nei bambini o se i sintomi che manifestano siano da ricondurre ad una vera e propria allergia.

Per questo motivo di seguito riportiamo le domande più frequenti che i genitori si pongono riguardo l’intolleranza al lattosio nei neonati e nei bambini fornendo le risposte più opportune e soddisfacenti.

intolleranza-al-lattosio-nei-neonati-e-bambiniL’intolleranza al lattosio nei neonati e nei bambini equivale all’allergia al latte?

L’intolleranza al lattosio nei neonati e nei bambini non è la stessa cosa dell’allergia al latte, si tratta di un errore molto comune commesso dai genitori nel confondere le due cose, occorre dunque fare chiarezza.

Anche se alcuni sintomi possono sembrare simili in realtà si tratta di due condizioni profondamente differenti: l’intolleranza al lattosio è un disturbo digestivo, mentre l’allergia al latte coinvolge il sistema immunitario. Dunque, se l’intolleranza al lattosio pur causando molti disagi non produce reazioni che mettono in pericolo la vita, diverse sono le conseguenza dell’allergia, ben più pericolose. L’allergia al latte nei neonati e nei bambini in genere si manifesta entro il primo anno di vita, quando dunque l’apparato digestivo è ancora in fase di sviluppo; l’intolleranza invece di norma inizia nell’infanzia o nell’adolescenza ma diventa tangibilmente evidente in età adulta.

2. Cos’è il lattosio?

Il lattosio è lo zucchero contenuto naturalmente nel latte e dunque nella maggior parte dei suoi derivati, i prodotti lattiero caseari come lo yogurt e i formaggi, tutti cibi dunque con i quali i neonati e i bambini vengono facilmente in contatto. L’elenco dei prodotti che contengono il lattosio è davvero lungo infatti comprende anche alcuni tipi di pane, di cereali e anche qualche prodotto surgelato o in scatola.

Il lattosio viene assorbito dall’organismo grazie all’azione dell’enzima lattasi nel piccolo intestino, il tratto dunque del sistema digestivo dove avviene l’assorbimento dei nutrienti ossia la digestione vera e propria. Quando il corpo entra in contatto con il lattosio l’enzima lo divide in due zuccheri semplici: il glucosio e il galattosio che vengono poi, così semplificati, assorbiti dall’intestino. Quando si verifica una diminuzione dell’enzima o una vera e propria perdita di questo, l’organismo non è in grado di semplificare il lattosio e dunque di assorbirlo, è proprio questo mancato assorbimento a dar vita ai sintomi dell’intolleranza al lattosio nei neonati e nei bambini.

3. Oltre al latte quali altri prodotti contengono il lattosio?

Il lattosio è presente in molti prodotti alimentari ed anche in alcuni farmaci, non è raro inoltre che si possano trovare tracce di lattosio anche negli alimenti in scatola, nei surgelati e in altri cibi confezionati.

Coloro che soffrono di difficoltà digestive del lattosio devono dunque prestare molta attenzione quando fanno la spesa avendo cura di leggere con attenzione la tabellina nutrizionale e la lista degli ingredienti per assicurarsi che il lattosio non sia contenuto nemmeno in piccole quantità. E’ proprio grazie alla consultazione dell’etichetta alimentare che i genitori possono scongiurare i pericoli di scatenare una reazione da intolleranza al lattosio nei neonati e nei bambini.

A questi proposito è importante chiarire come dev’essere letta l’etichetta e soprattutto scoprire quali siano le spie che un determinato prodotto contiene il lattosio. Un cibo preparato con il lattosio nell’etichetta riporterà almeno una delle seguenti diciture: latte, lattosio, siero, cagliata, derivati del latte, polveri secche di latte.

4. Quali sono i sintomi dell’intolleranza al lattosio nei neonati e nei bambini?

I sintomi dell’intolleranza al lattosio nei neonati e nei bambini sono direttamente proporzionali alla quantità che si è assunta di questo alimento: più lattosio è stato ingerito più i sintomi saranno accentuati. I sintomi dell’intolleranza al lattosio possono verificarsi alcuni minuti subito dopo averlo ingerito e perdurare anche per alcune ore, inoltre possono essere più o meno accentuati sempre con riferimento alle quantità assunte.

In genere i sintomi dell’intolleranza al lattosio sono:

  • nausea,
  • dolore addominale,
  • crampi,
  • gonfiore addominale  
  • diarrea

5. Come ci si può accertare se il proprio bambino soffre di intolleranza al lattosio?

In caso di sospetto, un modo utile per assicurarsi se il proprio bambino soffre di intolleranza al lattosio è quello di escludere tutti i cibi e i prodotti che lo contengono per almeno due settimane così da osservare un’eventuale regressione dei sintomi.

Dopo due settimane di totale esclusione del lattosio si provvede a reintrodurlo lentamente e in piccole quantità osservando ogni giorno se ricompaiono i sintomi, se questo accade significa che il problema all’origine è proprio l’intolleranza al lattosio. Il pediatra può inoltre fare dei test specifici per l’intolleranza al lattosio, in genere si pratica quello chiamato test del respiro.

6. L’intolleranza al lattosio nei neonati e nei bambini può comparire in seguito ad una malattia?

L’intolleranza al lattosio nei neonati e nei bambini può anche manifestarsi a seguito di un’infezione virale che genera l’infiammazione intestinale e che rende dunque temporaneamente intolleranti al lattosio. Questo è il motivo per il quale i pediatri raccomandano di evitare prodotti che contengano lattosio durante altre malattie. L’intolleranza al lattosio può inoltre comparire come effetto collaterale della celiachia.

7. I bambini sono molto soggetti all’intolleranza al lattosio?

In realtà l’intolleranza al lattosio nei neonati e nei bambini non è molto comune, di norma può infatti manifestarsi dopo i tre anni di vita in quanto tutti al momento della nascita hanno adeguate quantità dell’enzima lattasi che solo con il passare del tempo può indebolirsi o scomparire dando dunque origine all’intolleranza al lattosio.

I bambini nati prematuri hanno però maggiore predisposizione a sviluppare l’intolleranza al lattosio, questa condizione viene definita “deficit di lattasi” si tratta proprio di una carenza dovuta al mancato compimento dello sviluppo, ma in genere si riscontra solo temporaneamente e tende a risolversi dopo alcuni mesi dalla nascita, perciò la maggior parte dei neonati prematuri è in grado di assumere il lattosio contenuto nel latte materno o in quello artificiale.

Una diversa condizione patologica è quella definita “deficit congenito di lattasi” si tratta di una malattia molto rara per la quale l’intestino dei bambini non è in grado di semplificare il lattosio contenuto né nel latte materno né in quello artificiale; questo disturbo è genetico e in genere viene ereditato, se è presente questa malattia e il bambino viene a contatto con il lattosio può provocare diarrea cronica con conseguente disidratazione grave e perdita di peso.

8. Se una madre è intollerante al lattosio è possibile per lei allattare il suo bambino?

Anche se una madre risulta essere intollerante al lattosio può tranquillamente provvedere all’allattamento del piccolo, infatti il nutrimento al seno non può in nessun caso contagiare l’intolleranza al lattosio al bambino, anzi è molto importante per la sua salute.

9. Se è presente l’intolleranza al lattosio nei neonati o nei bambini come si può compensare il fabbisogno di calcio nella sua alimentazione?

Se il bambino risulta positivo all’intolleranza al lattosio e dunque questo viene escluso dalla sua alimentazione, ciò non significa che debba rinunciare anche al calcio contenuto nella maggior parte dei prodotti lattiero caseari.

Questi cibi infatti anche se preparati con la formula priva di lattosio, consigliata in caso di intolleranza, contiene ugualmente il calcio necessario. Si consiglia dunque di provvedere all’alimentazione dei bambini con il latte, il formaggio, lo yogurt e tutti gli altri prodotti senza lattosio per apportare l’adeguata quantità di calcio nella dieta.

Il calcio inoltre può essere ottenuto anche da altre fonti alimentari come le verdure a foglia verde quali spinaci, broccoli e cavoli, ma anche dalle noci e dalle mandorle, dai fagioli, dal pesce come sardine e salmone e dal succo d’arancia. Se comunque si ritiene che il bambino non assuma calcio a sufficienza si consiglia di consultare il pediatra per valutare la possibilità di integrarlo con un supplemento di calcio non alimentare.

10. Il latte di soia e di mandorle sono validi sostituti del latte normale per i bambini positivi all’intolleranza al lattosio?

Esistono molto validi sostituti del latte con il lattosio che vengono consigliati quando un bambino soffre dell’intolleranza al lattosio e questi sono appunto il latte di soia, di mandorle, di canapa e il latte d’avena.

Il latte di soia è senza dubbio la migliore fra le alternative in quanto risulta un’ottima fonte di calcio e di proteine. Il latte di mandorle è anch’esso sempre più utilizzato in caso di intolleranza al lattosio e viene scelto anche in presenza di allergia alle proteine del latte vaccino.

Anche se il latte di mandorle risulta essere una buona fonte di calcio è tuttavia più povero di proteine e inoltre garantisce un minore apporto calorico rispetto al latte vaccino. In ogni caso prima di scegliere un sostituto del latte normale è sempre meglio consultare il pediatra e valutare insieme quale sia l’alternativa migliore per il piccolo.

11. Come viene diagnosticata l’intolleranza al lattosio nei neonati e nei bambini?

Per formulare una diagnosi di intolleranza al lattosio il pediatra o il medico di famiglia devono analizzare a fondo lo storico dell’alimentazione del bambino così da poter prendere in esame con attenzione tutti gli eventuali sintomi. In alcuni casi inoltre si ricorre a test specifici come il test del respiro.

Per effettuare il test del respiro e formulare la diagnosi di intolleranza al lattosio il medico chiede al bambino di respirare in un apposito contenitore che misura il livello di idrogeno presente nel fiato prima e dopo aver bevuto una bevanda che contenga lattosio. Lo strumento provvede dunque a registrare i livelli di idrogeno presenti nel respiro che, se troppo elevati, accertano la mancata digestione dello stesso e dunque la presenza dell’intolleranza.

I pediatri inoltre possono con analisi cliniche verificare i livelli di acidità nelle feci dei neonati e dei bambini, quando il pH risulta eccessivamente basso indica un malassorbimento del lattosio.

Esiste anche un altro metodo per ricercare la presenza di intolleranza al lattosio, infatti sempre con l’analisi delle feci, se sono presenti quantità di glucosio significa che il lattosio non è stato digerito e assorbito dall’apparato digerente.

Se nonostante tutte le dovute analisi e le precauzioni che si adottano i sintomi dovessero persistere è molto importante sottoporre il bambino alla visita di un gastroentereologo pediatrico che faccia ulteriori valutazioni e indagini. In base alla gravità dei sintomi il medico specialista potrebbe consigliare un’endoscopia per misurare i livelli di lattasi presenti direttamente nel tratto intestinale attraverso la biopsia locale.

12. Quanto calcio e vitamina D sono raccomandati nell’alimentazione quotidiana del bambino?

L’apporto specifico di calcio e di vitamina D nei bambini varia in base all’età, per questo la Dietary Allowances ha redatto una tabella apposita che faccia da guida ai genitori.

Età

Quantità di Calcio al giorno

Quantità di Vitamina D al giorno

Da 0 a 6 mesi

200 mg

400

Da 7 a 12 mesi

260 mg

400

Da 1 a 3 anni

700 mg

600

Da 4 a 8 anni

1000 mg

600

Da 9 a 18 anni

1300 mg

600

13. Come viene trattata l’intolleranza al lattosio?

L’iter opportuno per trattare l’intolleranza al lattosio dipende dall’entità dei sintomi che il bambino manifesta, questi infatti possono essere più o meno gravi al punto che in alcuni casi pur essendo intolleranti i piccoli sono in grado di digerire piccole quantità di lattosio.

Nel caso il bambino con intolleranza al lattosio entri in contatto con questa sostanza si può ricorrere all’utilizzo di un supplemento dell’enzima lattasi che deve essere prescritto dal pediatra. Quando il bambino con intolleranza al lattosio manifesta gravi sintomi è possibile che il pediatra raccomandi la totale rimozione del lattosio dalla sua dieta e scelga di integrare il calcio e la vitamina D attraverso altri alimenti o integratori specifici.

14. L’intolleranza al lattosio è una condizione permanente?

In alcuni casi l’intolleranza al lattosio può essere una condizione permanente ad esempio quando si sviluppa in seguito ad una malattia virale o se associata ad altre condizioni patologiche come la celiachia. Ciò significa che non appena si interviene per curare la malattia anche i livelli di lattasi si regolarizzino al punto da permettere all’organismo di digerire il lattosio. Tuttavia nella maggior parte dei casi l’intolleranza al lattosio è permanente e obbliga bambini e adulti a modificare le loro abitudini quotidiane per adattarsi a questa condizione.

Si ricorda che le informazioni riportate in questo articolo non devono essere intese come sostitute delle cure mediche ma solo come una guida di consigli previo consulto di un medico specializzato a gestire i singoli casa individualmente.

Fonte: https://www.healthychildren.org/English/healthy-living/nutrition/Pages/Lactose-Intolerance-in-Children.aspx

Pediatra: Dr. Porto:

Anthony Porto, MD, MPH, FAAP is a board certified pediatrician and board certified pediatric gastroenterologist. He is an Assistant Professor of Pediatrics and Associate Clinical Chief of Pediatric Gastroenterology at Yale University and Director, Pediatric Gastroenterology at Greenwich Hospital in Greenwich, CT. He is also the medical director of the Yale Pediatric Celiac Program. Within the American Academy of Pediatrics, Dr. Porto sits on the PREP Gastroenterology Advisory Board and is a member of the Section on Gastroenterology, Hepatology and Nutrition. He is also a member of the North American Society of Pediatric Gastroenterology, Hepatology and Nutrition’s Public Education Committee, a pediatric expert on nutrition for The Bump’s Real Answers, and is the co-author of The Pediatrician’s Guide to Feeding Babies and Toddlers.

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